Non tutti lo sanno, ma a Villa Torlonia, nel cuore di Roma, è presente il bunker antiaereo di Benito Mussolini. Ecco la sua storia
Dopo un importante intervento di ristrutturazione e miglioramento, a partire da oggi, 5 aprile, sono stati riaperti al pubblico il Rifugio Antiaereo e il Bunker di Mussolini presso Villa Torlonia, i quali presentano, tra le novità, un bellissimo allestimento multimediale. Queste due strutture sotterranee, costruite nei primi anni della Seconda guerra mondiale sotto il Casino Nobile, sono nuovamente accessibili ai cittadini romani e ai visitatori. La struttura è stata resa fruibile e migliorata grazie all’impegno di Roma Capitale, l’Assessorato alla Cultura – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Queste strutture, oltre ad essere incredibilmente affascinanti dal punto di vista storico, rievocano uno dei periodi più oscuri e drammatici della storia di Roma: quello caratterizzato dai 51 bombardamenti aerei che la città subì tra il luglio del 1943 e il maggio del 1944. Il progetto è supervisionato da Federica Pirani e Annapaola Agati, mentre l’organizzazione e i servizi museali sono gestiti da Zètema Progetto Cultura. Ma qual è la storia di questi rifugi?
Tutto quello che c’è da sapere sul rifugio antiaereo fatto costruire da Benito Mussolini a Villa Torlonia
Esiste un lato sotterraneo di Roma poco conosciuto, quello dei rifugi antiaerei. Benito Mussolini fece costruire tre di questi rifugi: uno a Villa Torlonia, accanto alla sua residenza privata, uno in piazza Venezia, sotto il suo studio, e uno all’Eur. In questo articolo ci concentreremo sul primo di questi: quello di Villa Torlonia, dove sono presenti tre strutture sotterranee realizzate tra il 1940 e il 1943 per fornire riparo a Mussolini e alla sua famiglia durante i bombardamenti aerei: due rifugi e un bunker.
Mussolini non ebbe l’opportunità di vedere completato il bunker sotto la sua residenza a Villa Torlonia. Il 25 luglio 1943, quando il Duce fu destituito e arrestato, la struttura sotterranea, infatti, era ancora incompleta, dato che risultavano mancanti le porte blindate, la copertura esterna del pozzo, i sistemi di aerazione e i bagni. Tuttavia, il rifugio antiaereo adiacente, realizzato due anni prima, era già completo e fu utilizzato da molti residenti durante i 51 bombardamenti angloamericani che colpirono Roma tra il luglio 1943 e il maggio 1944. Le due strutture, come detto, sono state riaperte al pubblico oggi, dopo i lavori di restauro e bonifica resi necessari nel 2006, quando la presenza di gas radon nei locali fu rilevata durante la prima apertura.
Ma vediamo la storia e le caratteristiche di ognuna queste strutture.
Il rifugio cantina
Il primo rifugio, realizzato nel 1940, consiste nel riadattamento di ambienti sotterranei già presenti nel parco, situati sotto il laghetto del Fucino. Originariamente era dotato di un’unica entrata, ma a questa seguì un corridoio e una scala, i quali conducono a un corridoio centrale inclinato, con brevi diramazioni ai lati, disposte come bracci, tipiche delle antiche cantine usate per conservare le botti. Alla fine del corridoio è presente un pozzetto che risale in superficie, con una scala a pioli in metallo utilizzata come uscita di emergenza. Nonostante i locali siano dotati di porte doppie antigas in ferro, di un sistema di filtrazione dell’aria azionato manualmente tramite una manovella, di una linea telefonica diretta, di illuminazione e di un bagno, non erano adatti ad essere utilizzati come rifugio, anche perché non sono stati realizzati rinforzi che potessero renderli effettivamente sicuri contro un bombardamento mirato. Inoltre, per raggiungerli dal Casino Nobile è necessario percorrere circa 150 metri all’interno del parco.
Il rifugio sotto il Casino Nobile
Nel 1941, si prese la decisione di costruire un secondo rifugio nella sala centrale del seminterrato del Casino Nobile, dove erano situate le cucine. Questo spazio fu rinforzato con muri di cemento armato spessi 1 metro e 20 centimetri. Il rifugio venne equipaggiato con porte antigas in ferro e un sistema di filtrazione dell’aria. Si trattava di un ambiente singolo, accessibile da due punti con porte antigas, del quale ancora oggi è rimasta conservata una parte. A partire dall’autunno del 1942, dopo trenta mesi di conflitto, le città del Nord Italia cominciarono a subire pesanti bombardamenti. Con la conquista del Nord Africa, anche le città del Centro-Sud Italia divennero potenziali obiettivi. Fu in questo contesto che Mussolini, consapevole che i due rifugi antiaerei non sarebbero stati in grado di proteggere lui e la sua famiglia dai potenti bombardamenti delle forze Alleate, decise di procurarsi una struttura moderna e all’avanguardia: un vero e proprio bunker.
Il bunker
I lavori per la costruzione di questa struttura iniziarono nel novembre 1942, con gli operai dei Vigili del Fuoco impegnati nello scavo a pochi metri dalla Villa. Il costo preventivato era di 240.000 Lire (equivalenti a meno di 300.000 euro attuali), ed era stato previsto un tempo di realizzazione di circa tre mesi. Tuttavia, presto emerse che il terreno scelto era instabile, il che richiese uno scavo ulteriore fino a -6,50 metri dal piano di campagna. Per proteggere il bunker, furono gettati circa 4 metri di cemento armato sopra e intorno ad esso. Per accedervi direttamente dal Casino Nobile, fu costruita una ripida scala sul lato orientale del seminterrato. Il bunker, con una pianta a croce e quattro bracci cilindrici, era progettato per resistere meglio ai bombardamenti. Inoltre, disponeva di un’uscita secondaria lungo il muro destro della tribuna con la fontana e di un’uscita di emergenza attraverso una scala a pioli situata all’interno di un pozzetto. In modo quasi profetico, Mussolini annotò nel suo diario: “È curioso che, a mano a mano che i lavori si avviavano al compimento, la mia antipatia per il rifugio aumentava, e non soltanto per la spesa, ormai raddoppiata, ma per qualche cosa di oscuro che sentivo in me. Sentivo, cioè, che una volta finito, quel rifugio sarebbe stato completamente inutile“. Il primo bombardamento su Roma, il 19 luglio 1943, avvenne durante l’incontro teso tra Mussolini e Hitler a Villa Gaggia, vicino a Belluno, noto come l'”Incontro di Feltre”. Avvertito dell’attacco imminente, Mussolini informò Hitler, il quale però rimase indifferente, sottolineando che le città tedesche erano già da mesi sotto i bombardamenti delle forze Alleate. Mussolini tornò di corsa a Roma e, avvicinandosi in aereo, vide le colonne di fumo salire da vari punti della città. Il 25 luglio, quando il Re lo fece arrestare dopo la famosa seduta del Gran Consiglio del Fascismo, i lavori sul bunker non erano ancora terminati: mancavano porte blindate, copertura esterna del pozzo e sistema di filtrazione dell’aria. Tuttavia, durante la guerra, il bunker fu comunque utilizzato dagli abitanti della villa durante i frequenti allarmi e bombardamenti.