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Cronaca

Chi è Francesco Schiavone, il boss dei Casalesi pentito

Francesco Schiavone ha 70 anni e potrebbe rivelare gli intrecci tra malavita, politica e affari. Scopriamo insieme la storia di “Sandokan”

Era detenuto a L’Aquila, nel reparto di massima sicurezza in regime di carcere duro, il boss dei Casalesi Francesco Sandokan Schiavone, oggi 79enne.

Secondo quanto si apprende, dalla cella ha fatto pervenire una richiesta di incontro ai magistrati della Direzione Nazionale Antimafia, oggi guidata dal procuratore Giovanni Melillo, per avviare i primi colloqui per la collaborazione con la giustizia.

Si tratta di una resa, a quasi 26 anni dal suo arresto, arrivata pochi mesi prima della scarcerazione del figlio Emanuele Schiavone, che dovrebbe tornare in libertà per fine pena entro l’estate.

Nel 2018 e nel 2021, si erano già pentiti altri due figli di Sandokan: prima Nicola, poi Walter Schiavone. Una scelta che il 70enne fondatore del clan dei Casalesi non aveva seguito, fino ad una decina di giorni fa, proprio in concomitanza con il trentesimo anniversario dell’omicidio di don Peppe Diana, ucciso il 19 marzo 1994 proprio a Casal di Principe, dove fu catturato l’allora boss latitante quattro anni dopo.

Chi è Francesco Schiavone, detto Sandokan

Per chi negli ultimi decenni non avesse seguito le varie guerre di Camorra che hanno insanguinato Napoli e provincia, questa domanda appare lecita dato che Sandokan è finito di nuovo sulle pagine di tutti i giornali.

Dopo 26 anni passati in carcere – tutti nel regime del 41 bis – anche Schiavone, uno degli ultimi boss considerati come irriducibili, ha deciso di pentirsi e di collaborare con la giustizia come riportato dal giornale Cronache di Caserta.

L’arresto di Francesco Schiavone, detto “Sandokan” – AFP – Museodiocesanotorino.it

 

Secondo quanto si apprende, ai familiari di Schiavone – originario di Casal di Principe – è stato offerto di entrare nel programma di protezione riservato ai familiari dei collaboratori di giustizia, come avvenuto già nel 2018, quando a pentirsi fu il figlio Nicola Schiavone.

Ergastolano, detenuto da anni al 41 bis, Francesco Schiavone è in carcere ininterrottamente da 26 anni. Da principale imputato, è stato condannato nel maxi processo Spartacus.

Schiavone fu uno dei principali boss mafiosi attivi tra gli anni ’70 e ’80: divenne capo del clan camorristico dei Casalesi, per conto del quale gestì vari traffici illegali di armi, droga e rifiuti sia in Italia che all’estero e partecipò a guerre e scontri tra clan nell’area del casertano, in Campania.

Negli anni è stato accusato di associazione a delinquere, omicidio, occultamento di cadavere, porto abusivo di armi e una serie di altri reati minori. È stato ritenuto responsabile, tra gli altri, dell’omicidio di Saverio Iannello, un agricoltore ritenuto vicino al clan camorristico di Raffaele Cutolo e del vigile urbano Antonio Diana.

Francesco Schiavone è il capo indiscusso fin dai primi anni ’90 dei Casalesi, uno dei clan camorristici più potenti e feroci. Da quando è trapelato fino a questo momento Schiavone, che da qualche anno è malato di tumore, avrebbe ucciso di collaborare con la giustizia nelle ultime settimane, ma la notizia del suo pentimento è stata resa nota solo nelle scorse ore.

Si tratta di un autentico colpo di scena, visto che la collaborazione tra Schiavone e la Dna e la Dda di Napoli potrebbe portare a fare piena luce sull’operato dei Casalesi e sui rapporti tra il potente clan e i vari apparati della società civile.

Francesco Schiavone è nato il 3 marzo 1954 a Casal di Principe, un comune di poco più di 20.000 anime in provincia di Caserta divenuto famoso in Italia per essere il fortino del clan camorristico dei Casalesi.

Il primo arresto per Sandokan è avvenuto quando lui era appena diciottenne, segno di come sia iniziata prestissimo la sua carriera criminale all’interno del clan. Entrò poi sotto l’ala protettiva di Antonio Bradellino, il fondatore e storico capo dei Casalesi.

Erano gli anni quelli della guerra tra la Nuova Famiglia di Antonio Bradellino e Mario e Iovine e la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Una lunga serie di morti che hanno insanguinato la Campania per anni.

Alla fine la guerra fu vinta da Bardellino e Iovine, ma quando iniziò una faida tra i due boss culminata con la morte del primo emerse la figura di Schiavone che nel 1989 fu arrestato in Francia per la seconda volta: nel 1990 però arrivò la scarcerazione per decorrenza termini e così tornò in libertà.

Francesco Schiavone ormai era il capo dei Casalesi specie dopo l’uccisione anche di Mario Iovine, ma un duro colpo al clan arrivò dalla collaborazione con la giustizia di Carmine Schiavone, cugino di Sandokan.

Il boss così venne arrestato proprio a Casal di Principe in un bunker nel 1998 e subito fu messo nel regime del carcere duro del 41 bis. Venne poi condannato all’ergastolo e fino a poche settimane fa mai si era pentito.

Sua moglie Giuseppina Nappa venne arrestata nel 2010 per essere poi subito rilasciata. Negli anni poi sono stati arrestati i suoi figli Walter, Nicola, Ivanhoe, Emanuele e Carmine, tutti accusati di aver continuato a gestire il clan dopo l’arresto del padre.

Dal 2018 Francesco Schiavone è malato di tumore, mentre nel 2021 suo figlio Walter è diventato collaboratore di giustizia mentre in precedenza era stato il fratello Nicola a pentirsi: adesso anche il padre ha deciso di collaborare dopo che è stato trasferito nel carcere dell’Aquila per curarsi meglio proprio come era successo a Matteo Messina Denaro.

Il suo primo arresto da latitante avvenne in Francia, a Nizza, nel 1989, quando Schiavone era già ritenuto ai vertici dei Casalesi insieme a Iovine e Bidognetti.

Scarcerato per decorrenza dei termini dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere in attesa dell’estradizione, Sandokan riprese la guida del clan dall’estero.

Tornato in Italia, dopo un’assoluzione scontò un residuo di pena di appena 3 mesi di reclusione nel 1992, prima di scomparire dai radar dopo l’avvio della collaborazione da parte di suo cugino Carmine Schiavone, che si pentì nel 1993.

La cattura di Francesco Schiavone è avvenuta l’11 luglio 1998, quando il boss dei Casalesi fu scovato in un bunker a Casal di Principe, sua città di origine.

Al momento, il contenuto dei primi verbali illustrativi è secretato, ma come accade solitamente per i collaboratori di giustizia, nei primi colloqui si confessano i delitti eccellenti.

Tra le rivelazioni di Schiavone, potrebbero esserci conferme sulla sua scalata ai vertici del clan dei Casalesi e sull’omicidio di Antonio Bardellino, ucciso in Brasile nel 1988, delitto che gli permise di prendere il comando dell’organizzazione camorristica.

Da principale imputato, è stato condannato all’ergastolo nel maxi processo Spartacus, nel quale era accusato di sei omicidi, ma sta scontando altre condanne definitive all’ergastolo per almeno altri 5 omicidi. Tra i segreti di Sandokan potrebbero esserci anche rapporti con la politica e con l’imprenditoria di Caserta e provincia.

Giulia De Sanctis

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