“È necessario anche lo stop all’importazione di cibo trattato con sostanze e metodi vietati in Europa, come il grano canadese fatto seccare in preraccolta col glifosato”
Seicento agricoltori toscani di Coldiretti hanno bloccato al Brennero, al confine con l’Austria, i tir che trasportavano “imitazioni”, ovvero quei prodotti di dubbia provenienza destinati a essere etichettati come “italiani”. “No al cibo contraffatto“, “La salute non è in vendita“, recitano i manifesti dell’associazione. La Coldiretti difende la produzione nazionale e dice “stop al cibo toscano taroccato“, denunciando il cibo contraffatto e promuovendo il made in Italy. “Fermare l’invasione di prodotti alimentari stranieri spacciati per italiani che mettono a rischio la salute dei cittadini e il futuro dell’agroalimentare tricolore”, dicono gli agricoltori che, guidati dal presidente nazionale Ettore Prandini, verificheranno il contenuto di tir, camion frigo, autobotti con la collaborazione delle forze dell’ordine.
“Troppi prodotti stranieri diventano italiani varcando i nostri confini”
Gli agricoltori chiedono trasparenza di origine in etichetta, per tutelare la sicurezza alimentare e il lavoro. Secondo l’associazione, la manifestazione “è un’azione resa necessaria dagli arrivi incontrollati di alimenti dall’estero che spesso non rispettano le stesse regole di quelli nazionali e fanno così concorrenza sleale alle produzioni italiane facendo crollare i prezzi pagati agli agricoltori”. Il presidente di Coldiretti ha detto durante la prima giornata di mobilitazione: “Troppi prodotti stranieri diventano italiani varcando i nostri confini, questo non è più accettabile. Vogliamo una giusta trasparenza rispetto a quelle che sono le informazioni che devono essere date ai cittadini: serve l’obbligo di origine a livello europeo e poi saranno i cittadini a scegliere con consapevolezza cosa acquistare“. Sono stati bloccati tir che trasportavano patate, carne diretta a Modena, uva indiana destinata a Novara e tanti altri prodotti in arrivo dall’estero che sarebbero stati poi etichettati come ‘made in Italy’.
“Ci dicevano che oggi al Brennero non avremmo trovato camion in ingresso che trasportavano prodotti agroalimentari come li avevamo trovati negli anni passati, purtroppo i fatti hanno dimostrato esattamente il contrario“, ha precisato Prandini.
“È da qui che rilanciamo la nostra battaglia sulla trasparenza dell’origine in etichetta che è un diritto dei cittadini europei – ha dichiarato la presidente regionale Cesani –. Chiediamo sia una priorità della nuova Commissione Ue e del nuovo Parlamento dopo le elezioni europee. Noi non abbiamo paura della trasparenza“. Coldiretti ha lanciato la proposta di legge europea di iniziativa popolare sulla trasparenza con l’obiettivo di raccogliere un milione di firme per dire “basta” ai cibi importati dall’estero ed etichettati come italiani. Per sostenere la campagna si potrà firmare in tutti i mercati contadini di Campagna Amica e negli uffici Coldiretti. Questa sarà promossa anche sui social media con l’hashtag #nofakeinitaly.
Le dichiarazioni di Coldiretti
Coldiretti Toscana spiega: “Sono molti ancora i prodotti anonimi che rappresentano circa un quinto della spesa degli italiani che includono alimenti simbolo a partire dal pane. Su pagnotte e panini non vige, infatti, l’obbligo di indicare l’origine del grano impiegato, come accade per la pasta. E lo stesso vale per tutti i derivati come biscotti, fette biscottate crackers e simili. Del tutto anonimi anche i legumi in scatola, magari venduti in confezione con colori o segni che richiamano l’italianità, così come le confetture di frutta o di verdura trasformata, come marmellate e sottoli. Niente etichetta d’origine anche per ortaggi e frutta di quarta gamma e noci e pistacchi sgusciati, per i quali dovrebbe però aprirsi uno spiraglio dal prossimo anno, né per carne di coniglio e di cavallo. Restano inoltre completamente anonime le portate sui menu dei ristoranti“.
Coldiretti Pisa sottolinea: “È necessario anche lo stop all’importazione di cibo trattato con sostanze e metodi vietati in Europa, come il grano canadese fatto seccare in preraccolta col glifosato, affermando il rispetto del principio di reciprocità: gli obblighi che vengono imposti ai produttori italiani devono valere anche per chi vuole vendere nel mercato europeo. Un principio che diventa allarme alimentare ogni giorno con ben 422 allerte che hanno riguardato prodotti stranieri per la presenza di residui di pesticidi vietati in Italia, micotossine, metalli pesanti, inquinanti microbiologici, diossine o additivi e coloranti. E in quasi 6 casi su 10 si tratta di prodotti provenienti da paesi Extra Ue“.
“È necessario – conclude l’associazione – anche fermare l’importazione di cibo trattato con sostanze e metodi vietati in Europa, come il grano canadese fatto seccare in preraccolta col glifosato: gli obblighi imposti ai produttori italiani devono valere anche per chi vuole vendere nel mercato europeo”. Secondo un’indagine di Coldiretti, oltre otto italiani su dieci (pari all’83%) chiedono lo stop alle importazioni di prodotti agroalimentari che non rispettano le stesse regole di quelli italiani in materia di sicurezza alimentare, ambientale e tutela del lavoro.