L’animale è stato allontanato (con tutte le accortezze necessarie) sia per salvaguardarlo che per tutelare l’incolumità pubblica
Passeggiare per le strade del centro di una città e imbattersi in un cervo dovrebbe essere un evento fuori dal comune, ma negli ultimi mesi era diventato quasi normale per gli abitanti di Cortina d’Ampezzo, che ora dovranno abituarsi all’assenza di Isaia. L’ungulato, diventato celebre per le sue frequenti visite al mercato, è stato allontanato per garantire sia la sua incolumità che quella dei residenti e dei turisti. Finora non aveva mai dimostrato comportamenti aggressivi e aveva accettato di buon grado di farsi nutrire e fotografare, ma la sua mole e la crescita del palco rappresentavano un potenziale campanello d’allarme che il Comune di Cortina ha preferito non ignorare.
L’allontanamento del cervo
Parlando con il Dolomiti, Stefano Ghezze, assessore con delega alla polizia locale e alla protezione civile di Cortina d’Ampezzo ha spiegato che il cervo è stato recuperato e portato in un luogo sicuro. “Abbiamo agito per l’incolumità pubblica e la salvaguardia dell’animale”, ha specificato. Per monitorare l’animale, diventato fin troppo abituato alla presenza dell’uomo, il Comune ha scritto alla prefettura e in un secondo momento ha incaricato la polizia provinciale di intervenire. Ghezze ha spiegato che “era indispensabile intervenire, perché è un animale di 200 chili e non si può sapere come potrebbe reagire a stimoli improvvisi causati da persone che potrebbero incautamente cercare di avvicinarlo. Inoltre stava sviluppando il palco, aumentando i possibili rischi”.
Il trasporto del cervo in un luogo sicuro è avvenuto con ogni accortezza possibile. L’animale è stato addormentato prima dell’inizio del viaggio e un veterinario è stato al suo fianco per tutto il tempo, così da poter intervenire all’istante in caso di problemi. “Abbiamo cercato una linea di equilibrio tra la necessità di garantire l’incolumità pubblica e la salvaguardia dell’animale”, ha ribadito Ghezze.
Un precedente simile: il caso di Bambotto
Per quanto possa dispiacere l’idea di non vedere più Isaia a Cortina d’Ampezzo, città della quale era diventato un po’ la mascotte, la scelta di allontanarlo è comprensibile, soprattutto considerando che in passato una situazione simile ha avuto un epilogo molto più amaro. A Pecol, frazione del comune di Val di Zoldo in provincia di Belluno, un altro cervo, chiamato Bambotto, era diventato una presenza fissa, anche a causa della scelta di alcuni abitanti di nutrirlo, dandogli dunque una valida ragione per ritornare a visitare le case più “generose”. Nell’autunno 2023, l’animale è stato ucciso da un giovane cacciatore di 23 anni. L’uccisione è avvenuta in un periodo in cui la caccia agli ungulati era consentita, ma questo non ha in alcun modo reso meno forte l’indignazione nei confronti del gesto. Sui social media sono arrivate parecchie condanne, anche da parte di chi aveva stretto con il cervo un legame di amicizia, costruito in sette anni. A differenza di Isaia, Bambotto poteva essere considerato un cervo “domestico”, perché era nato e cresciuto a Pecol ed entrava senza problemi nelle case di alcuni abitanti. Non tutti vedevano di buon occhio la scelta di permettere all’animale di crescere lontano dal suo habitat naturale, ma c’era anche chi non ci vedeva nulla di male e sperava che la situazione idilliaca potesse durare ancora per molti anni.