Il mondo del web è un mondo pericoloso nel quale i giovani possono incontrare un’insidia dietro l’altra
Il rapporto tra i giovani e i social media è da tenere sempre sotto occhio. Il mondo del web è un mondo pericoloso nel quale i giovani possono incontrare un’insidia dietro l’altra. Anche perché, ed è questo l’allarme dello psicologo americano Jonathan Haidt, sono stati lasciati troppo liberi dai genitori. Così facendo, non si rendono conto di esporre le loro menti fragili a privazioni di sonno e di relazioni sociali, a interruzioni continue della concentrazione, a dipendenza. E tutto ha una conseguenza da monitorare assolutamente: l’aumento di depressione e ansia nella Generazione Z (12-28 anni). Haidt sulla questione ha scritto un libro, “The Anxious Generation”, che ha già dato il via libera a dibattiti vari. Come spesso accade in queste situazioni, c’è chi ha elogiato il suo lavoro e chi lo ha criticato. Lo psicologo statunitense mostra in un grafico (e ne usa tanti in supporto alla sua tesi) l’incremento dell’inquietudine negli studenti britannici in funzione delle ore passate sui social. Dalle sue tesi se ne può ricavare un decalogo.
Secondo Haidt, l’auto controllo in una persona si sviluppa piuttosto tardi, intorno ai 20 anni. Quindi, per questo motivo, l’accesso al mondo dei social deve avvenire il più tardi possibile o comunque essere tardato, almeno fino ai 16 anni. Naturalmente su questa cosa la famiglia non ha poteri, se non un controllo serrato impossibile da gestire. Servirebbe, quindi, una legge che possa innalzare la maggiore età digitale.
L’accesso ai social non può avvenire in maniera invasiva. Tutti i giorni, a tutte le ore. Così ci si allontana dalla realtà. È necessario, quindi, partecipare al mondo dei social network ai ritmi del calendario e delle proprie comunità. Come fare? Si può, ad esempio, istituire un giorno settimanale di riposo digitale o una serata film per la famiglia.
Bisogna tornare a dare importanza al rito per eccellenza, quello di mangiare insieme. Naturalmente, senza cellulare sulla tavola. Bisogna ricreare nei più giovani un senso di appartenenza. Dialogare, ascoltare i loro interessi e consigliare. Insomma, creare una bolla di normalità.
Bisogna allenare la concentrazione. Dedicare del tempo alla meditazione per stare in silenzio almeno un’ora in un giorno della settimana. Solo così si può ritrovare la concentrazione perduta. Certo, con le notifiche del cellulare disattivate, magari.
Gli adolescenti di oggi, purtroppo, trascorrono sempre meno tempo fuori casa. Quando, però, lo fanno sono spesso chini sullo schermo. Ma devono tornare a fare una cosa che non fanno più: stupirsi. Bisogna ritrovare lo stupore per la bellezza della natura con una passeggiata in montagna o un tuffo in acqua. Meglio se in compagnia di amici (e anche qui, disattivando le notifiche del cellulare).
Questo è un problema che può diventare serio. Molto serio. Fondamentale che gli adolescenti non trascurino il sonno e vanno aiutati dai genitori. Per farlo, è consigliabile che lo smartphone sia bandito dalla camera dal letto. Per sempre, è impossibile. Allora che siano banditi almeno 30-60 minuti prima dell’ora in cui si dorme.
Questo è il punto più paradossale. Nella vita reale vogliamo controllare i nostri figli in tutti i modi, anche invadenti. Magari geolocalizzandoli, per sapere esattamente in che punto della città (a volte, del mondo) si trovino. Invece, li lasciamo liberi, senza guinzaglio, nella vita virtuale. Come se quella non esistesse o, peggio, non avesse pericoli. Invece, ce ne sono, eccome. Secondo Haidt, da questo contrasto, nasce la gran parte dell’ansia. Come si può risolvere la questione? I genitori devono imparare a usare il parental control sugli smartphone.
È difficile che accada, ma sarebbe un bene per tutti i genitori fare uscire i figli da soli senza telefono nel mondo reale. Anche soltanto andare a scuola la mattina con degli amici e delle amiche. O magari a fare un giro con qualche amico. Questo aiuterebbe gli adulti ad allenare l’ansia.
Questo è il periodo dell’anno nel quale i giovani si devono divertire di più e stare sempre di più in compagnia con gli altri. Ci sono dei consigli da dare ai genitori. Magari andare in campeggio o in un campus che prevedano la disconnessione dai device. Sembra strano a tutti, ma esistono ancora. Basta cercarli (e trovarli).
Qui ci vuole un alleato, ossia la scuola. Sempre secondo Haidt dovrebbero impedire l’uso dello smartphone dall’ingresso all’uscita. Favorendo così il gioco libero dei ragazzi, con un incremento del tempo dedicato alla ricreazione. Il gioco libero e in presenza è l’antidoto fondamentale al mondo incorporeo dei social. Insomma, si può vincere (o comunque limitare i danni) contro il mondo virtuale.
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