Siamo nel 1829 e più precisamente a Boston: dal porto si vocifera di due strani personaggi tra i passeggeri che quella mattina stanno sbarcando dalla Sachem, di ritorno dall’Asia.
Il giorno dopo, l’ultima edizione del Boston Patriot conferma la notizia: dal giorno prima la capitale del Massachussets ospita due strani visitatori, due fratelli di 17 anni, gemelli per essere precisi, ma qualcosa attira l’attenzione.
La natura infatti ha voluto che Eng e Chang fossero uniti, collegati a livello del torace da un lembo di cartillagine che li rende inseraparabili. Per l’occasione venne organizzata un’esposizione che si sarebbe svolta non appena i due fratelli sarebbero stati esaminati dai membri più importanti della comunità medica di Boston.
Fin dalla loro nascita, avvenuta nel maggio 1811 a Meklong, un villaggio a circa 80 chilometri dall’attuale Bangkok in quello che allora era il Regno del Siam, i due fratelli hanno già attirato l’attenzione di tutti, a cominciare da quella del Re Rama III, che li ricevette alla sua corte nel 1825.
Solo perché era re, non significava che non fosse curioso: come tutti, Rama III era affascinato dai due giovani: durante la gravidanza i loro embrioni sembravano essersi in qualche modo fusi, infatti i gemelli erano uniti da una banda di muscoli e cartilagine che li collegava a livello dello sterno.
Ma la cosa più sorprendente era un’altra: abituati fin dalla nascita a vivere in quasi-simbiosi, i due fratelli erano in buona salute fisica e psicologica. Erano persino sopravvissuti all’epidemia di vaiolo che qualche anno prima aveva tolto la vita a diversi loro fratelli e sorelle.
Inoltre la striscia di carne che li collegava era abbastanza elastica da permettere loro di camminare fianco a fianco senza troppo disagio. Si potevano considerare due giovani contadini siamesi come tanti altri, cresciuti aiutando la madre nella fattoria. I due ragazzi si erano persino specializzati nella raccolta e nella vendita di uova che raccoglievano allegramente dai nidi degli uccelli che vivevano sulle rive del Mae Klong.
Fu qui che Robert Hunter, un commerciante scozzese in viaggio d’affari, li avvistò per la prima volta nel 1824, mentre i fratelli remavano a torso nudo sul fiume.
Da buon mercante, Hunter fiutò subito una buona opportunità di guadagno e pensò a un modo per assumere i gemelli con l’idea di esporli in un freak show – una sorta di fiera tipica del XIX secolo, che P. T. Barnum avrebbe poi fatto diventare uno spettacolo di grande successo in tutto il mondo.
Il principio era semplice: far pagare il pubblico per poter vedere quelli che erano ancora chiamati “mostri”: nani, giganti, colossi, donne barbute, cosiddette sirene… Insomma, persone affette da un handicap, una malattia o un fisico particolare come Joseph Merrick, l’uomo che ha ispirato David Lynch per il suo film “Elephant Man”.
Robert Hunter dovette armarsi di pazienza, ma nel 1829 riuscì finalmente a convincere Chang, Eng e la loro madre a firmare un contratto con lui della durata di cinque anni, prima di imbarcarsi per gli Stati Uniti.
Molto intelligentemente, Robert capì che per attirare il pubblico era necessario eliminare ogni tipo di dubbio, da qui l’idea di far esaminare Eng e Chang da medici per stabilire la veridicità della loro condizione particolare.
Il primo ad esaminarli fu il dottor Joseph Skey, un inglese dell’esercito britannico distaccato a Boston, seguito da vicino dal suo collega John Collins Warren, professore di medicina ad Harvard. Furono i primi due di una lista molto, molto lunga – difficile trovare pazienti più esaminati di Chang e Eng.
Le visite mostrarono che, a 17 anni, i due fratelli avevano quasi completato la loro crescita: Eng era alto 1,57 m e suo fratello Chang 1,56 m. Entrambi portavano ancora i loro capelli alla moda cinese, raccolti in lunghe trecce avvolte intorno alla testa.
Ma i medici erano ovviamente interessati ad altri aspetti, al punto dove i loro due corpi erano uniti. In questo caso a livello dello sterno e del fegato, il che li rende gemelli “xifopagi” poiché uniti a livello del processo xifoideo, nella parte inferiore dello sterno.
Gli esami clinici diedero altri risultati interessanti: secondo i resoconti, i due fratelli non avevano alcuna sensibilità comune, a parte nell’appendice di cartilagine e tessuto cutaneo che li univa.
Era una striscia di pelle di sette centimetri e mezzo, sufficientemente elastica da permettere loro di camminare fianco a fianco in modo fluido – come due ballerini perfettamente sincronizzati – ciascuno passando un braccio attorno alle spalle del fratello.
Un’altra lezione appresa da questi primi test era che provavano fame e sete allo stesso tempo: fin dall’infanzia, avevano mangiato e fatto i loro bisogni insieme.
Anche la loro respirazione e il loro ritmo cardiaco erano sincronizzati, almeno a riposo. Un altro punto in comune era un disturbo della vista: entrambi avevano difficoltà a vedere in avanti, perché dovevano guardare obliquamente verso l’esterno. Chang, invece, era il solo a soffrire di una forte deviazione della colonna vertebrale.
Rapidamente presentati al pubblico di Boston dai loro cosiddetti impresari, Robert Hunter e un certo Abel Coffin, i due fratelli impararono l’inglese a velocità record e decisero rapidamente di rendere più interessante la loro performance, senza accontentarsi di rimanere fermi sul palco, seduti e senza muoversi.
Trasformarono la loro esposizione in uno spettacolo destinato a mostrare che la loro particolarità non era affatto un motivo di imbarazzo. Correvano, saltavano, nuotavano, giocavano a scacchi e recitavano tutta una serie di scenette, facevano acrobazie e trucchi magici.
Partendo da Boston, il loro lungo tour li portò presto ben oltre le principali città del New England e li rese delle vere e proprie star. Pagati 10 e poi 50 dollari al mese ciascuno, Eng e Chang partirono per il Rhode Island e poi per New York, dove furono nuovamente esaminati dai medici del Rutgers Medical College. Meno di sei mesi dopo il loro arrivo a Boston, salparono per l’Inghilterra, dove metà del Royal College of Surgeons era ansioso di esaminarli.
Alla fine del 1830, avevano visto le loro esibizioni oltre 300.000 persone, compresa la famiglia reale inglese e il re francese in esilio, Carlo X – uno dei pochi francesi che ebbe la possibilità di vederli in questo tour.
Il rapporto tra fratelli Eng e Chang e i loro agenti finì presto. Intelligenti e sempre più istruiti, i due giovani realizzarono ben presto di essere capaci di gestire da soli la loro carriera – mettendo anche fine ad una serie di sciocchezze che non riuscivano più a sopportare, a cominciare dalla mania di vestirli come asiatici da quattro soldi quando i gemelli sognavano di integrarsi nella loro nuova patria.
Nell’ottobre 1839, una decisione della Corte Suprema si pronunciò a loro favore: dopo ripetute richieste, Eng e Chang furono naturalizzati americani e presero un nuovo cognome, Bunker.
Finanziariamente agiati, senza essere ricchi, i due fratelli decisero di porre fine alla loro carriera nello show business e si stabilirono a Little Sandy Creek, vicino a Wilkesboro, nel North Carolina.
Proprietari di 260 ettari di buona terra e di una trentina di schiavi – che non sempre trattavano bene – i due ragazzi vivevano una vita lussuosa negli anni 1840, la vita tipica dei proprietari terrieri del vecchio Sud e dell’America schiavista.
Nel 1850, il loro capitale era stimato in due milioni di dollari di oggi, con redditi ricavati dalle loro attività agricole e commerciali. La guerra civile americana, tra il 1861 e il 1865, mise a dura prova la loro fortuna, ma i due fratelli ripresero le loro tournée e riuscirono a sistemare la loro situazione economica, senza mai raggiungere i livelli precedenti alla guerra civile.
Ben integrati nella società locale e convertiti al battismo, i gemelli mostravano le loro differenze. Persona piacevole, ma più taciturno del fratello, Eng era un eccellente giocatore di scacchi e un convinto attivista che faceva parte di diversi movimenti contro gli eccessi e contro l’alcolismo, molto importanti in un’America dove l’aspettativa di vita raramente superava i 40 anni.
Più piccolo e più affascinante, ma anche più nervoso e più rabbioso, Chang aveva un carattere impetuoso. Fu multato quattro o cinque volte per aver spaccato un certo numero di facce durante nel corso di notti leggendarie con la malavita di New York – dove trascinava suo fratello, ovviamente.
Anche se i due uomini a volte litigavano, il loro affetto reciproco non vacillava mai. Come notò un giornale dell’epoca, “sapevano rendere la vita l’uno dell’altro molto più piacevole di quanto si potesse pensare”, al punto da rifiutare le rare proposte di separazione chirurgica.
Per la maggior parte dei medici, qualsiasi tentativo di separarli con un bisturi avrebbe comportato la morte di uno o di entrambi i fratelli.
La cosa più sorprendente non fu tanto la facilità con cui i due uomini si integrarono in una società profondamente razzista, quanto il fatto che, nonostante la loro appendice che li univa, Eng e Chang riuscirono a mettere su famiglia.
Due famiglie, per essere esatti, nonostante la forte opposizione degli elementi più conservatori della loro piccola comunità. La voce che iniziò a circolare sui giornali locali, secondo cui i due fratelli aspiravano a sposarsi, era considerata una barzelletta inizialmente.
Per ragioni razziali, morali e mediche, tali unioni sembravano impossibili. Buona parte dell’opinione pubblica riteneva che la prole dei gemelli avrebbe necessariamente ereditato il loro “handicap”.
Il 13 aprile 1843, il predicatore battista Colby Sparks officiò i matrimoni di Eng e Sarah Yates da una parte, e Chang e Adelaide Yates dall’altra – due sorelle per due fratelli.
Entrambi i matrimoni possono considerarsi a dir poco riusciti: in poco meno di 30 anni, la coppia di fratelli ebbe 21 figli, ognuno più sano del precedente.
Senza entrare nei dettagli dell’intimità gelosamente custodita dai Bunkers, si può immaginare che la vita coniugale implicava alcuni accordi e regole speciali. Ed e Chang vivevano alternativamente in due case a due chilometri di distanza, per periodi di 3 giorni. Ogni gemello accettò di essere discreto mentre viveva nella casa del fratello.
Inseparabili per necessità, Eng e Chang andarono incontro a destini relativamente divergenti negli ultimi anni della loro vita. Nel 1870, mentre tornavano da un tour in Europa interrotto dalla guerra tra Francia e Prussia, Chang ebbe un ictus che lasciò un lato del suo corpo paralizzato – il destro, quello che lo univa a suo fratello.
Nel periodo successivo non potevano più salire o scendere le scale: costretti alla pensione, i gemelli rimasero a vivere nelle terre di loro proprietà. Eng si prendeva cura da anni di un fratello che soffriva di un alcolismo sempre più accentuato.
La sera del 16 gennaio 1874, un forte dolore petto di Chang impedì ai gemelli di sdraiarsi, si addormentarono seduti. La mattina del 17 gennaio, uno dei figli di Eng vide lo zio morto. Ovviamente affranto, Eng immaginò da solo che non sarebbe vissuto molto di più, e aveva ragione.
Per l’ora successiva, Eng chiese regolarmente che gli venissero spostate le gambe. Chiese un orinatoio ma i suoi sforzi per urinare erano vani. Soffocando, si sdraiò. Eng morì a sua volta, due ore dopo la morte del suo gemello. Era rimasto cosciente fino alla fine.
Di cosa morì Eng? La principale scoperta di Harrisson Allen,chirurgo dell’ospedale di Philadelphia e professore di anatomia comparata, fu la scoperta di una connessione epatica attraverso la fascia cartilaginea, dove si inserivano le fibre comuni dei loro diaframmi.
Le comunicazioni vascolari tra i fegati dei due fratelli erano però molto limitate e probabilmente non alteravano, durante la loro vita, il funzionamento dei loro organismi. Le cavità peritoneali e i sistemi digestivi, invece, erano completamente indipendenti. Inoltre l’esame confermava l’asssenza di malformazioni cardiache, questo spiega la loro longevità piuttosto notevole per dei gemelli siamesi.
I fratelli Bunker morirono a 62 anni, un’età invidiabile per un’America dove l’aspettativa di vita era in media di soli 42 anni. Il record di Eng e Chang venne battuto solo nel 2014, dai fratelli siamesi Ronnie e Donnie Galoon, morti nel luglio 2020 all’età di 68 anni.
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