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In università con il cane o il gatto? Ora il personale può farlo

Professori e dipendenti possono andare al lavoro in università con il proprio animale domestico con qualche accorgimento

All’Università di Milano Bicocca è stata introdotta una nuova politica che consente al personale amministrativo, ai ricercatori e ai docenti di portare i propri animali domestici, cani o gatti, sul posto di lavoro.

Tuttavia, affinché gli animali possano accompagnare i loro proprietari in ufficio devono soddisfare determinati requisiti: questi includono l’identificazione tramite microchip, l’iscrizione all’anagrafe degli animali domestici e il possesso di un libretto sanitario completo.

Inoltre è necessario fornire la certificazione delle vaccinazioni e dei trattamenti antiparassitari, oltre a sottoscrivere una polizza assicurativa che copra eventuali danni causati dall’animale a persone o proprietà.

Cane e gatto in università, ora è possibile!

È importante notare che ci sono alcune restrizioni riguardanti l’accesso degli animali nei luoghi comuni dell’università: non sarà consentito l’accesso negli uffici con contatto diretto con il pubblico, nelle aule durante le lezioni o lo studio, nei laboratori e nelle aree destinate alla mensa e al coffee break.

Queste misure sono state adottate per garantire un ambiente di lavoro sicuro e confortevole per tutti i dipendenti e gli studenti.

Il personale universitario potrà portare il proprio cane o gatto seguendo qualche accorgimento – ANSA – Museodiocesanotorino.it

 

“È un’iniziativa che farà bene agli animali, ma anche a noi, e migliorerà l’ambiente lavorativo mettendo allegria e buon umore” commenta Alessandra Creauso che lavora nella segreteria studenti a Medicina ed è visibilmente emozionata di poter portare in ufficio la sua cagnolina di 12 anni Scilli.

Alcune università italiane stanno seguendo questa direzione, come il dipartimento di Medicina Veterinaria e Scienze Animali della sede di Lodi della Statale di Milano ha avviato un’iniziativa simile dopo una fase di sperimentazione di due anni.

L’Università di Verona ha aperto le sue porte agli animali da compagnia subito dopo il periodo di lockdown, per agevolare il distacco dai propri animali dopo il lungo periodo di isolamento domestico.

Anche l’Università di Bologna ha avviato un progetto sperimentale attraverso il dipartimento di Veterinaria, che estende la possibilità di portare gli animali domestici anche agli studenti.

Queste iniziative dimostrano una tendenza crescente tra le istituzioni accademiche italiane verso un ambiente più inclusivo e accogliente per tutti gli amanti degli animali.

Questa pratica è ampiamente diffusa anche all’estero: negli Stati Uniti, ad esempio, molti college accettano cani e gatti come parte integrante della vita universitaria.
Ma non è tutto: all’Università dell’Illinois gli studenti possono addirittura tenere in camera un acquario fino a 50 galloni. Il Massachusetts Institute of Technology (MIT), d’altra parte, è considerato “cat-friendly” fin dal lontano 2000, mentre all’Eckerd College, in Florida, c’è persino una cerimonia di laurea che include anche gli animali domestici.
L’iniziativa ha ricevuto l’approvazione entusiastica da parte di Chiara Ceresoli, educatrice cinofila sportiva e referente nazionale di Primo Soccorso Cinofilo: “Soprattutto nelle persone più ansiose la presenza di un cane aiuta ad alleviare l’ansia e a distogliere dallo stress – spiega – avere il proprio animale in ufficio aiuta le persone a riportarle allo stato di pace che hanno a casa”.
Sempre secondo Ceresoli “si potrebbe partire gradualmente, magari con un part time” e gli oggetti degli animali dovranno avere una collocazione precisa: “Per esempio la cuccia deve stare sempre vicino al padrone e non va messa né vicino agli usci, né sui corridoi o negli spazi di passaggio”.
Ovviamente, come previsto anche da Bicocca, gli animali non dovranno essere aggressivi e dovranno dimostrare di poter stare insieme agli altri: “Per quanto riguarda i cani si potrebbe introdurre anche nei luoghi di lavoro la figura dell’educatore cinofilo – conclude -. Magari con eventi o seminari dove i proprietari potrebbero acquisire delle nozioni di base e dove valutare l’animale per capire se è idoneo per restare a lavoro”.
Giulia De Sanctis

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